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1. |
Terraferma
04:39
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TERRAFERMA
Non è una scelta
tutta quest’acqua
che mi trattiene qui,
fuori dal mondo
c’è un’altra terra
che grande, azzurra
trema
e freme e schianta
sopra sé stessa
come chi non dimentica…
meglio nel corso
della tempesta
che sulla terraferma,
meglio rischiare
il morso dell’onda.
e poi la notte
che ti è sorella
ha tasche per nasconderti,
c’è da lottare
ovunque è gara
per esser liberi
ma meglio nel corso
della tempesta
che sulla terraferma,
meglio rischiare
il morso dell’onda.
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2. |
La luce nel pozzo
03:05
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LA LUCE NEL POZZO
Avere per lei
Le turbe di marzo
Il petto che brucia
La luce nel pozzo
Intatte le voglie
Dei primi venti anni
Ma il corpo avvilito
Da tutti gli affanni
La guerra non paga
Nemmeno chi vince
E sono appassito
Fra mille rinunce
Eppure mi ammazza
Lasciarla fiorire
In un altro giardino
Mancare il suo aprile
Ma meglio guidarla
A chi è meno vecchio
Che corra con lei
Per tanto altro tempo
Finché servirà
A farla sicura
Nel mondo, fra gli altri
Non abbia paura
Non la prenderò
Neppure potendo
Che di tutto ormai
Non conta che questo
Sapersi capace
Di scegliere e adesso
Restare più forte
Anche di me stesso
Infine lasciarle
Come ultimo pegno
In dono sincero
Le chiavi del regno
Per me un viaggio ancora
Ancora fatica
Da sciogliere al sole
E passa la vita.
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3. |
Ovest
02:29
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OVEST
Cosa sarà che raccoglie il mondo intero sotto un velo
Come se una fiamma sola avesse terra e cielo?
È un oceano di luce che ti brucia gli occhi,
Si frantumerà in stelle che trafiggono la sera
Sull’acqua che s’increspa e trema.
Soffia da qui il respiro d’una liquida frontiera
e così dove il mare morde solo rena nera
Immaginerai le luci di città lontane,
non le hai viste mai squillare nelle notti di riviera
sull’acqua che s’increspa e trema.
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4. |
12 Tarì
04:03
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12 TARI’
Costa dodici tarì
fare vela per l’Oriente,
chiusi dentro una galea
questo è quello che si sente:
“…ed ormai sono deciso
a partire, quindi basta,
perché non c’è n’è fortuna
nelle tasche di chi resta.
Voglio vendere e comprare
Seta, zucchero e cannella
Ogni femmina assaggiare
E sposare la più bella
Ché l’amore costa caro
Ed è un lusso per signori,
meglio allora navigare
che restare a terra soli.
Casa degna d’un mercante
Rispettato fra la gente,
Quanta invidia che farò,
Non mi mancherà mai niente!
Terra grassa d’ogni bene,
Un giardino, una fontana
E ricchezze senza pene
Per sorridere al domani…
e spassarmi con la caccia
Fra pernici e faraone,
Tanta legna a focolare
Se rinfresca la stagione
Ed un sorso di Tramonti
che ubriaca la campagna,
Tutto il mondo m’ amerà
Senza un’ombra di vergogna.
Ma a frenare i desideri
Non è l’ansia di partenza,
non è il resto del lavoro
che per vivere m’avanza,
non è l’alito del mare
come voce che mi chiama,
sono vele di sciagura
ancorate sulla rada.
Per il giorno di San Sisto
Quei bastardi son tornati
A spostare fame e sangue
Da miserie più lontane
E l’imbarco che che mi danno
Costa meno d’un pensiero:
ché a sognare da signori
ci si sveglia prigionieri
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5. |
Il silenzio delle Sirene
04:18
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IL SILENZIO DELLE SIRENE
Ho visto le sirene sparire da Nerano
La cera e le catene soffiarle via, lontano
Svanire l’illusione nel regno del pensiero
Che illuminando spense le ali del mistero
Chissà dove sono ora,
Quale stella le colora?
Io non lo so più
La vita e le stagioni che ormai do per scontate
Nascondono le impronte di cose mai passate
Ma il tempo viene al punto e spiega con la scienza
I palpiti del cuore e questa loro assenza
Chissà dove sono ora,
Quale stella le colora?
Chissà dove sono ora,
Quale ombra le divora?
Io non lo so più
Ma la mia mente adulta che sa capire tutto
A volte ha nostalgia di quello che ha distrutto
Allora chiudo gli occhi, nel sole senza vento
Mi fermo ad ascoltare, ma proprio non le sento!
Chissà dove sono ora,
Quale stella le colora?
Chissà dove sono ora,
Quale ombra le divora?
Io non lo so più
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6. |
Il boliniere
04:16
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IL BOLINIERE
Un posto per ogni cosa
ed ogni cosa al suo posto
Il mio è sul mare
E non c’è niente
Che lo potrà cambiare
Non una gamba in meno
O un’ombra sul sentiero
vince un istante
Il cuore e la mente
Quello che sogno avvero
Virando ed abbattendo
Issando ed ammainando
Per ogni soffio
litri sale
da navigare
La barca sbanda, si
Fra flussi di correnti
Della bolina
Risalgo la china
Stringendo i denti
Salpo le ancore
E libero così
Dentro uno spazio immenso
La mia deriva
E so chi sono io
controcorrente
in questo freddo azzardo
che non mi arrende
Ascia che scava il legno
Legno che ho battezzato
Lungo lo specchio
d’acqua racchiusa
fra il cielo e la mia mano
Le tele che ho cucito
Si mettono da parte
con le sartie
strette annodate
al fumo di quest’arte
E quando ringhia il vento
l’onda s’infrange e schiuma
tira i suoi schiaffi
Contro la prua
ma non sarà mai sua
C’è un posto per ogni cosa
ed ogni cosa ha un suo posto
in mezzo al mare
voglio restare
ad ogni costo
Salpo le ancore
E libero così
Dentro uno spazio immenso
La mia deriva
E so chi sono io,
Il mio mestiere
Di questa vita vela
Il boliniere.
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7. |
Abu Tabela
04:31
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ABU TABELA
Il braciere in un angolo,
Una coltre di fumo
Rantolava nel letto
Implorando nel buio:
“Salvami, salvami…”
Quell’agnello arrostito
della cena pasquale
era stato condito
con veleno letale
“Salvami, salvami…”
Ma la sorte alle volte
interrompe una storia a metà,
generale, quell’angelo nero
che orrore ti fa.
Guadagnarsi l’Oriente
Con feroce maestria,
Una sete di gloria,
Alta macelleria:
“Salvami, salvami…”
Quante urla mozzate
Dai mercati ai giardini
Che misurano in volo
minareti assassini:
“Salvami, salvami…”
È il mestiere d’un uomo
che non sa il perdono che sia:
ogni colpa una testa
di gente da buttare via…
Per un cuore che batte
solo cassa e denaro,
casca un altro bandito
messo in conto al sovrano:
“Salvami, salvami…”
Cava gli occhi al nemico
brucia, lacera e strappa
di quel corpo ferito
si cancella la traccia
“Salvami, salvami…”
È il lavoro di un uomo
che mostra le sue abilità:
chi ha pagato il tuo pane
da te non si aspetta pietà.
La nipote bambina,
ha portato per dote
solo spine tradite
nelle sue mani vuote:
“Salvami, salvami…”
Un amante discreto
sulla bocca tutti
le ha soffiato un pensiero,
affilando i suoi trucchi
“Salvami, salvami…”
…è la fine di un uomo,
quell’uomo che non ha pietà:
chi faceva tremare ora muore
e paura non fa.
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8. |
Il giorno dopo lunedì
06:11
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IL GIORNO DOPO LUNEDI’
Una musica che corre dentro gli orti
e risale dalle corti di collina
vuole un vino così,
che leggero t’insegni la danza
e ti trascini via da te.
Sotto l’ombra del castagno secolare
salutavano l’arrivo dell’estate
in un attimo di
frenesia che a cadenze incalzate
spalanca il cuore in estasi
Ed i boschi risuonavano di legni
dai dirupi fino agli usci e le fontane:
la memoria assopita
ha sapore di lune pagane
e taglia il mondo a due a due.
Carovane di famiglie liberate
e carrozzoni zingari,
bancarelle sulle pietre dei sagrati
e violini poveri.
La ragazza aveva in bocca una canzone
che scorreva dalle gore sui granai,
era piena di cuore,
con il suono di troppi antenati
schiena china a dar del Voi.
Una carne negra, labbra di ciliegia
e la pelle tesa come di tamburo
con le gambe e le mani
che giravano insieme alla terra
a far sudare quel suo “Si!”.
Dallo sguardo acceso, giovane Diana,
fino al corpo come un campo a seminare
ogni cosa di lei
dell’amore accendeva la brama
come una specie di follia…
e girando con la testa abbandonata
dentro un cerchio di magia
alla Vergine del Latte destinava
quell’antica litania.
L’assassino guadagnava la montagna
per nascondersi da gente come lui
e fuggendo di lì
ruppe il ritmo che senza speranza
moriva sotto i passi suoi.
Un garofano di sangue sopra il petto
Che fioriva sulla camicetta blu
L’assassino sputò
Un istante e puntò la pistola
Senza pensarci più di un po’
Allo specchio d’una lacrima salata
Cosa vide non saprei
e sparando rivoltava la campagna
fino agli angoli più bui.
D’improvviso la finestra che luceva
ora no non luce ormai
da quel giorno più nessuno l’ha cantata
ché altrimenti erano guai.
Ora Cristo è già risorto da due giorni
i cantori si rimordono la voce
e la tela del ragno
dei tamburi lo scrigno ricuce
in pochi ne han memoria ormai.
Certe storie si raccontano da sole
ma non credo poi sia tanto naturale
inciampare così,
vorticando tra l’olio ed il sale
il giorno dopo lunedì.
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9. |
Nonna, nonnarella
04:42
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NONNA, NONNARELLA
Nonna, nonna, nonnarella,
il lupo si mangiò l’agnello.
Agnellino disperato,
il torrente s’è macchiato.
Sonno, sonno che non vieni
va’ a cavallo e non a piedi,
torna in un giardino d’oro,
porta pace al mio tesoro.
‘A legna verde nun dà fuoco
e trica ‘a lampa a s’appiccià,
s’addorme ninno poco a poco:
Nonna, la nonna, la nonna fa.
Scende buio sulle case,
cresce l’ombra delle rose,
gira intorno avanti e indietro,
schiaccia il muso contro il vetro.
Nonna, nonna, nonnarella,
metti pace dov’è guerra,
benedici latte e miele,
non lasciarlo mai cadere.
Nennì l’aulivo struscia ’a fronna
e ‘ratta ‘a porta pe’ trasì,
‘o mare ‘ncasa ‘ncoppa ‘a sponna
l’onna ca canta pe’ t’addurmì.
Mondo mondo malandrino,
non guastare il mio bambino:
lo accompagni buona sorte se le strade vanno storte.
Non ha niente, niente avrà;
questo figlio crescerà.
Crescerà in un giorno solo,
un istante e sarà uomo.
‘O ssaie chi chiagne resta ‘nfuso
e ce vo sole pe’ l’asciuttà,
‘o surecillo dint’ ‘o pertuso
gira la coda, s’adda accuvà;
fino a che o munno te chiammarrà
Nonna, la nonna, la nonna fa.
Nonna, nonna, nonnarella,
Metti pace dov’è guerra.
Nonna, nonna, nonnarella
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Gerardo Attanasio Naples, Italy
I'm an Italian songwriter and producer from Napoli area. My first album is Vivere lento (2009), the second one is I canti dell'ontano (2014). In 2015 I wrote Amar perdona, a single about the greatest Italian poet's lyrics, Dante Alighieri, awarded with the important Premio Lunezia. The following album, Terraferma (2019), dedicated to some modern myths of my places. ... more
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