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Terraferma

by Gerardo Attanasio

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1.
Terraferma 04:39
TERRAFERMA Non è una scelta tutta quest’acqua che mi trattiene qui, fuori dal mondo c’è un’altra terra che grande, azzurra trema e freme e schianta sopra sé stessa come chi non dimentica… meglio nel corso della tempesta che sulla terraferma, meglio rischiare il morso dell’onda. e poi la notte che ti è sorella ha tasche per nasconderti, c’è da lottare ovunque è gara per esser liberi ma meglio nel corso della tempesta che sulla terraferma, meglio rischiare il morso dell’onda.
2.
LA LUCE NEL POZZO Avere per lei Le turbe di marzo Il petto che brucia La luce nel pozzo Intatte le voglie Dei primi venti anni Ma il corpo avvilito Da tutti gli affanni La guerra non paga Nemmeno chi vince E sono appassito Fra mille rinunce Eppure mi ammazza Lasciarla fiorire In un altro giardino Mancare il suo aprile Ma meglio guidarla A chi è meno vecchio Che corra con lei Per tanto altro tempo Finché servirà A farla sicura Nel mondo, fra gli altri Non abbia paura Non la prenderò Neppure potendo Che di tutto ormai Non conta che questo Sapersi capace Di scegliere e adesso Restare più forte Anche di me stesso Infine lasciarle Come ultimo pegno In dono sincero Le chiavi del regno Per me un viaggio ancora Ancora fatica Da sciogliere al sole E passa la vita.
3.
Ovest 02:29
OVEST Cosa sarà che raccoglie il mondo intero sotto un velo Come se una fiamma sola avesse terra e cielo? È un oceano di luce che ti brucia gli occhi, Si frantumerà in stelle che trafiggono la sera Sull’acqua che s’increspa e trema. Soffia da qui il respiro d’una liquida frontiera e così dove il mare morde solo rena nera Immaginerai le luci di città lontane, non le hai viste mai squillare nelle notti di riviera sull’acqua che s’increspa e trema.
4.
12 Tarì 04:03
12 TARI’ Costa dodici tarì fare vela per l’Oriente, chiusi dentro una galea questo è quello che si sente: “…ed ormai sono deciso a partire, quindi basta, perché non c’è n’è fortuna nelle tasche di chi resta. Voglio vendere e comprare Seta, zucchero e cannella Ogni femmina assaggiare E sposare la più bella Ché l’amore costa caro Ed è un lusso per signori, meglio allora navigare che restare a terra soli. Casa degna d’un mercante Rispettato fra la gente, Quanta invidia che farò, Non mi mancherà mai niente! Terra grassa d’ogni bene, Un giardino, una fontana E ricchezze senza pene Per sorridere al domani… e spassarmi con la caccia Fra pernici e faraone, Tanta legna a focolare Se rinfresca la stagione Ed un sorso di Tramonti che ubriaca la campagna, Tutto il mondo m’ amerà Senza un’ombra di vergogna. Ma a frenare i desideri Non è l’ansia di partenza, non è il resto del lavoro che per vivere m’avanza, non è l’alito del mare come voce che mi chiama, sono vele di sciagura ancorate sulla rada. Per il giorno di San Sisto Quei bastardi son tornati A spostare fame e sangue Da miserie più lontane E l’imbarco che che mi danno Costa meno d’un pensiero: ché a sognare da signori ci si sveglia prigionieri
5.
IL SILENZIO DELLE SIRENE Ho visto le sirene sparire da Nerano La cera e le catene soffiarle via, lontano Svanire l’illusione nel regno del pensiero Che illuminando spense le ali del mistero Chissà dove sono ora, Quale stella le colora? Io non lo so più La vita e le stagioni che ormai do per scontate Nascondono le impronte di cose mai passate Ma il tempo viene al punto e spiega con la scienza I palpiti del cuore e questa loro assenza Chissà dove sono ora, Quale stella le colora? Chissà dove sono ora, Quale ombra le divora? Io non lo so più Ma la mia mente adulta che sa capire tutto A volte ha nostalgia di quello che ha distrutto Allora chiudo gli occhi, nel sole senza vento Mi fermo ad ascoltare, ma proprio non le sento! Chissà dove sono ora, Quale stella le colora? Chissà dove sono ora, Quale ombra le divora? Io non lo so più
6.
Il boliniere 04:16
IL BOLINIERE Un posto per ogni cosa ed ogni cosa al suo posto Il mio è sul mare E non c’è niente Che lo potrà cambiare Non una gamba in meno O un’ombra sul sentiero vince un istante Il cuore e la mente Quello che sogno avvero Virando ed abbattendo Issando ed ammainando Per ogni soffio litri sale da navigare La barca sbanda, si Fra flussi di correnti Della bolina Risalgo la china Stringendo i denti Salpo le ancore E libero così Dentro uno spazio immenso La mia deriva E so chi sono io controcorrente in questo freddo azzardo che non mi arrende Ascia che scava il legno Legno che ho battezzato Lungo lo specchio d’acqua racchiusa fra il cielo e la mia mano Le tele che ho cucito Si mettono da parte con le sartie strette annodate al fumo di quest’arte E quando ringhia il vento l’onda s’infrange e schiuma tira i suoi schiaffi Contro la prua ma non sarà mai sua C’è un posto per ogni cosa ed ogni cosa ha un suo posto in mezzo al mare voglio restare ad ogni costo Salpo le ancore E libero così Dentro uno spazio immenso La mia deriva E so chi sono io, Il mio mestiere Di questa vita vela Il boliniere.
7.
Abu Tabela 04:31
ABU TABELA Il braciere in un angolo, Una coltre di fumo Rantolava nel letto Implorando nel buio: “Salvami, salvami…” Quell’agnello arrostito della cena pasquale era stato condito con veleno letale “Salvami, salvami…” Ma la sorte alle volte interrompe una storia a metà, generale, quell’angelo nero che orrore ti fa. Guadagnarsi l’Oriente Con feroce maestria, Una sete di gloria, Alta macelleria: “Salvami, salvami…” Quante urla mozzate Dai mercati ai giardini Che misurano in volo minareti assassini: “Salvami, salvami…” È il mestiere d’un uomo che non sa il perdono che sia: ogni colpa una testa di gente da buttare via… Per un cuore che batte solo cassa e denaro, casca un altro bandito messo in conto al sovrano: “Salvami, salvami…” Cava gli occhi al nemico brucia, lacera e strappa di quel corpo ferito si cancella la traccia “Salvami, salvami…” È il lavoro di un uomo che mostra le sue abilità: chi ha pagato il tuo pane da te non si aspetta pietà. La nipote bambina, ha portato per dote solo spine tradite nelle sue mani vuote: “Salvami, salvami…” Un amante discreto sulla bocca tutti le ha soffiato un pensiero, affilando i suoi trucchi “Salvami, salvami…” …è la fine di un uomo, quell’uomo che non ha pietà: chi faceva tremare ora muore e paura non fa.
8.
IL GIORNO DOPO LUNEDI’ Una musica che corre dentro gli orti e risale dalle corti di collina vuole un vino così, che leggero t’insegni la danza e ti trascini via da te. Sotto l’ombra del castagno secolare salutavano l’arrivo dell’estate in un attimo di frenesia che a cadenze incalzate spalanca il cuore in estasi Ed i boschi risuonavano di legni dai dirupi fino agli usci e le fontane: la memoria assopita ha sapore di lune pagane e taglia il mondo a due a due. Carovane di famiglie liberate e carrozzoni zingari, bancarelle sulle pietre dei sagrati e violini poveri. La ragazza aveva in bocca una canzone che scorreva dalle gore sui granai, era piena di cuore, con il suono di troppi antenati schiena china a dar del Voi. Una carne negra, labbra di ciliegia e la pelle tesa come di tamburo con le gambe e le mani che giravano insieme alla terra a far sudare quel suo “Si!”. Dallo sguardo acceso, giovane Diana, fino al corpo come un campo a seminare ogni cosa di lei dell’amore accendeva la brama come una specie di follia… e girando con la testa abbandonata dentro un cerchio di magia alla Vergine del Latte destinava quell’antica litania. L’assassino guadagnava la montagna per nascondersi da gente come lui e fuggendo di lì ruppe il ritmo che senza speranza moriva sotto i passi suoi. Un garofano di sangue sopra il petto Che fioriva sulla camicetta blu L’assassino sputò Un istante e puntò la pistola Senza pensarci più di un po’ Allo specchio d’una lacrima salata Cosa vide non saprei e sparando rivoltava la campagna fino agli angoli più bui. D’improvviso la finestra che luceva ora no non luce ormai da quel giorno più nessuno l’ha cantata ché altrimenti erano guai. Ora Cristo è già risorto da due giorni i cantori si rimordono la voce e la tela del ragno dei tamburi lo scrigno ricuce in pochi ne han memoria ormai. Certe storie si raccontano da sole ma non credo poi sia tanto naturale inciampare così, vorticando tra l’olio ed il sale il giorno dopo lunedì.
9.
NONNA, NONNARELLA Nonna, nonna, nonnarella, il lupo si mangiò l’agnello. Agnellino disperato, il torrente s’è macchiato. Sonno, sonno che non vieni va’ a cavallo e non a piedi, torna in un giardino d’oro, porta pace al mio tesoro. ‘A legna verde nun dà fuoco e trica ‘a lampa a s’appiccià, s’addorme ninno poco a poco: Nonna, la nonna, la nonna fa. Scende buio sulle case, cresce l’ombra delle rose, gira intorno avanti e indietro, schiaccia il muso contro il vetro. Nonna, nonna, nonnarella, metti pace dov’è guerra, benedici latte e miele, non lasciarlo mai cadere. Nennì l’aulivo struscia ’a fronna e ‘ratta ‘a porta pe’ trasì, ‘o mare ‘ncasa ‘ncoppa ‘a sponna l’onna ca canta pe’ t’addurmì. Mondo mondo malandrino, non guastare il mio bambino: lo accompagni buona sorte se le strade vanno storte. Non ha niente, niente avrà; questo figlio crescerà. Crescerà in un giorno solo, un istante e sarà uomo. ‘O ssaie chi chiagne resta ‘nfuso e ce vo sole pe’ l’asciuttà, ‘o surecillo dint’ ‘o pertuso gira la coda, s’adda accuvà; fino a che o munno te chiammarrà Nonna, la nonna, la nonna fa. Nonna, nonna, nonnarella, Metti pace dov’è guerra. Nonna, nonna, nonnarella

about

Risalendo il sentiero che da Termini porta a monte San Costanzo si arriva ad una piccola chiesa imbiancata a calce che domina il mare intorno Punta Campanella, Capri, Li Galli. Si crede che in epoca romana proprio lì svettasse un tempio dedicato alle Sirene. Malgrado l’assedio della modernità, la bellezza del luogo resta dirompente eppure fragile. In tanta pace ho provato a sentire se per caso nell’aria dai Faraglioni o da Nerano arrivasse quel canto che sedusse tanti marinai di passaggio. Niente. Solo il rumore di qualche motoscafo lontano. Fra questi colori, dentro questa luce ho sentito il desiderio di fissare in canzone una mappa fantastica dei posti in cui sono cresciuto: la provincia di Napoli. Così da IL SILENZIO DELLE SIRENE sono passato a cantare l’uccello delle tempeste che vive in alto mare sfidando le burrasche per sopravvivere ai predatori della TERRAFERMA. Dalla magnanima rinuncia di Carlo I d’Angiò, ormai anziano, che ritrovò LA LUCE NEL POZZO del suo cuore grazie all’amore per una ragazzina incontrata nella campagna di Stabia, ai sogni di agio e ricchezza promessi da un viaggio in Oriente – che ho immaginato costare 12 TARI’ – di un giovane amalfitano ai tempi delle repubbliche marinare. Dalle avventure del generale borbonico Avitabile, ancora oggi conosciuto da certi monelli afghani come il temibile ABU TABELA, alle gesta di don Catellino Russo, velista e maestro d’ascia stabiese, che con la vela latina ha fatto dell’andatura di bolina una filosofia per risalire la china delle difficoltà della vita: IL BOLINIERE. Dalla tradizione de IL GIORNO DOPO LUNEDI’ in albis nei boschi di Quisisana – un’antica festa con retaggi pagani soffocata da una faida di camorra che vi imperversò negli anni ’80 – a un contemplativo sguardo che si perde negli infuocati tramonti ad OVEST, sul mare: la nostra frontiera; per finire cantando una NONNA, NONNARELLA dal sapore contadino dedicata alla saggezza di una classe sociale, l’unica, che dalla guerra non aveva nulla da guadagnare e della cui eredità ci resta molto da salvare. Sono rimasti fuori molti soggetti degni di memoria ma, delineata una traccia, anche quel che manca contribuisce a delineare meglio l’opera. Per affrontare questo percorso ho deciso di affidare un ruolo da protagonista alla chitarra battente: uno strumento che ha il sole dentro e che raccoglie perfettamente le suggestioni offerte da questa terra.
A questi luoghi dedico il mio lavoro.
Buon viaggio.

Gerardo

credits

released July 29, 2019

Testi e musiche: Gerardo Attanasio

Il testo di Abu Tabela e Il giorno dopo lunedì sono stati scritti insieme a Renato Napoli.

Prodotto da Fabio Rizzo e Gerardo Attanasio.
Registrato dal dal 20 al 30 aprile 2018 presso il Blue bell project studio, Castallammare di Stabia (Na).
Mixato dal 23 maggio al primo giugno 2018 presso Indigo, Palermo.
Mastering di Giovanni Versari presso La Maestà mastering studio.

Progetto grafico: Bianca De Magistris

Credits:

Gerardo Attanasio: chitarra battente, classica, acustica ed elettrica, dobro, pianoforte, bouzuki, mandolino, synth, salterio
Fabio Rizzo: chitarra battente, acustica ed elettrica, dobro, mandolino, guitalele
Fulvio Di Nocera: Basso
Dario Viesti: batteria
Pasquale Benincasa: percussioni
Laura Paolillo: voce in Nonna, nonnarella
Susanna Giordano: voce in Nonna, nonnarella; organetto portativo e voce in La luce nel pozzo
Antonio Giordano: zampogna in Nonna, nonnarella
Francesco Gammone: chitarra battente in Il giorno dopo lunedì
Francesco Mosca: basso addizionale in Il giorno dopo lunedì
Ida Russo: organetto in La luce nel pozzo
Aulo Negidio: lap steel guitar in Il silenzio delle sirene
Corrado Tortoriello: cori in Terraferma

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Gerardo Attanasio Naples, Italy

I'm an Italian songwriter and producer from Napoli area. My first album is Vivere lento (2009), the second one is I canti dell'ontano (2014). In 2015 I wrote Amar perdona, a single about the greatest Italian poet's lyrics, Dante Alighieri, awarded with the important Premio Lunezia. The following album, Terraferma (2019), dedicated to some modern myths of my places. ... more

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